giovedì 19 febbraio 2015

Allevi e il Volo sono come la Piza Margerita (e non è un errore)

di Carla Regina @voice_actually

Intendiamoci. Questa non è una tirata contro l' Italia e gli italiani.

L'essenza dell'essere italiano la vedo nell' arte che abbiamo creato, nel coraggio che abbiamo avuto come popolo nella storia, nella caratteristica capacità di arrangiarsi che ci contraddistingue, nello stile, nella cultura,nell'arte di vivere.
Lo vedo in patria e soprattutto all'estero (Carla vive ad Amsterdam, Nota di Stefania), e me ne inorgoglisco.

Ciò che non mi inorgoglisce per niente è l'italianità tarocca.

La pizzeria che serve Piza Margerita, le borse firmate dal famoso design Marco Marconi made in Italy, il burro all'olio di oliva Casa di mama "tutto italiano".  Cose che perchè suonano italiane, lo devono essere per forza e in quanto tale, muovono domanda, offerta, denaro.

Ecco: il Volo, mi sembra una di queste cose qui, una Piza Margerita.
Il genere è impostato, acuto, stentoreo, somiglia alla vocalita` lirica. Dico somiglia.
E fino qua niente di male, se serve per avvicinare il popolo alla forma artistica chiamata opera, ben venga! Ben vengano Michael Bolton che canta con la sua voce Puccini, ben venga pure Albano! Ma ben venga anche Zucchero che schitarra Vaaaa Pensieroooo!!!



La differenza è chiara come il sole, Magari sta musica ti piace, e....ti avvicini all'opera. Nel caso del Volo....no. La differenza è sottile, sottilissima ....e improvvisamente la somiglianza diventa realtà.
La Piza Margerita, fatta con il fondo di farina di patate, cheddar e ketchup, è diventata la Pizza Margherita. A tutti gli effetti. E gli avventori si avventano appunto, si leccano le labbra, la trovano buonissima!

E i ragazzi del Volo diventano cantanti d'opera certificati. Alla faccia di quelli veri.
E non serve il distinguo, il " noi siamo pop-opera" (wtf is that? Vuoi sapere cosa è pop opera, Renis o chi crea 'sti slogan? E` Bjork che scrive per la lirica, quella è pop-opera!).

Il consumatore , famelico di italianita` , non ne vuole sapere, la Piza è Pizza comunque.
"Are you from Italy? " "Yes, I am" " I Love pizza!"
"Are you an opera singer?" " Yes, I am! " "Oh, (sorriso da conoscitore scafato e complice culturale) I looooove Bocelli (Il Volo, Safina, e chi piu` ne ha ne metta)!!"

Questo vale per il Volo, vale per Allevi.
Allevi pianista sta a Arturo Benedetti Michelangeli (se non lo conoscete, googolatevelo, please), Allevi compositore sta a, chessò, Luciano Berio come la Piza sta alla Pizza.

E passi se sta pizza se la mangiano all'estero: dove, come spiegato, la differenza non è così lampante: ma che se la mangino in patria, ecco, quello, proprio no. Quello mi fa riflettere, e diverse immagini si accavallano.

Il vocione pseudo operatico del Volo, le 2 notine umili umili di Allevi, (2 notine due, due eh), la straordinaria e fantasmagorica voce dell'urlatore Gazoso, la fantastica riunione vera e sincera dei 2 felici col bicchieredivinoeilpanino, le standing ovations ad capocchiam.
Le battutaccie becere su grassi e invecchiati, tette, e culi, l' imbarazzo dei 2 minuti e 30 secondi di chiacchiere con Tom, o con gente seria tipo il dottore e l'astronauta, gli argomenti affrontati dopo mezzanotte, i signori più scuri e più scuri ancora (ma, scusa non te ne sei accorto? Sono neri!).
Quello che sta accadendo nel paese,le sentinelle, le famiglie tradizionali, gli immigrati checirubano il lavoro, piovegovernoladro, oggi bianco domani nero e noi ci crediamo sempre?
Saranno mica connesse queste cose?
Non so, mi interrogo, e la risposta mi dò non mi piace.

Non ce l'ho con i tipi del Volo, porelli.
Ce l'ho contro la mistificazione e la commercializzazione fuorviante a fini di lucro.
Ce l'ho con chi froda sulla qualita` e la denominazione DOC , e non chiama le cose con il proprio nome.
Ce l'ho con chi mette tutto nel calderone , per nutrire l'italiano medio.
E ce l'ho con l'italiano medio che, come con il resto delle cose che succedono in questo paese, non capisce, si lascia fuorviare, ci prende gusto e ci casca dentro con entrambi i piedi applaudendo fortissimo.

Chiamamo le cose con il loro nome.
Giù le mani dall'opera vera, giù le mani dall'italiano vero.
Che quello, la Piza Margerita, te la tira appresso.

domenica 15 febbraio 2015

Sanremo 2015.
Gli ascolti della finale. Vince Il Volo.

Eccoci agli ascolti dell'ultima serata di questa 65esima edizione del Festival di Sanremo. Un'edizione vinta in finale dal trio Il Volo e con la consapevolezza che in radio stravincerà Nek, il secondo classificato. Con buona pace di Arisa, saranno quindi i tre del Volo a rappresentarci al prossimo Eurovision Song Contest.....e già l'Italia trema, perché con questi rischiamo pure di vincerlo, l'Eurovision...

La finale 2015 del Festival di Sanremo ha registrato nella prima parte un ascolto di 12.763.000 telespettatori, con uno share del 50,77%. La seconda parte della puntata ha registrato 10.008.000 telespettatori, share del 65,49%.
Media complessiva di 11.843.000 telespetatori, pari al 54,21% di share.

Picco d'ascolto con 14.815.000 telespettatori alle 22.38 con Panariello.
Picco di share all'1.12 con il 73.64% per la proclamazione dei vincitori.

Per chiarire meglio:

Prima parte: 12.763.000 di telespettatori e 50,77% di share
Seconda parte: 10.008.000 di telespettatori e 65,49% di share
Media quinta Serata: 11.843.000 telespettatori e 54,21% di share

Qui, gli ascolti della finale, dello scorso anno.

Un Sanremo da esportazione (mancavano solo i mandolini)

Evabbè.
Lo temevamo, già da giorni.
Li avevamo evocati con i nostri insulti (sul divano anche di più, visto che avevamo una cantante lirica vera, che buttava via la testa ad ogni esibizione dei tre tomi)  e con i nostri sbeffeggiamenti, che si affievolivano giorno per giorno di più, dopo essere stati pronunciati, come se fossero stati urlati nella neve. 
Stava nascendo, pian piano, sotto sotto - o sopra sopra, ancora devo capire - un movimento che diceva "ma che bravi ragazzi quelli, che carini, e poi sono un'eccellenza italiana! fanno furore all'estero, lo sapevi?" insomma un borborigma che portava allo scoperto quel sentimento di orgoglio nazionale che ci fa considerare persino Al Capone una gloria nazionale, perchè ha ispirato alcuni dei più bei film del cinema mondiale. 
Insomma stava vincendo Il Volo.
La serata della finale è servita solo per sviluppare quel senso di ineluttabilità necessario per farci andar bene quest'idea. Ed è durata abbastanza per permettermi di trovare alcune buone ragioni (no, buone no, mi sembra eccessivo: diciamo verosimili) perchè ciò sia successo.

1) Hanno chiuso la bocca a quelli che "tanto vince sempre Amici. O Xfactor, a turno". Niente: qui ce n'erano 8 in gara, non ne è passato uno. E se adesso si parla di questi tre qui "arrivati dai talent"non date retta a quei cialtroni di giornalisti: è solo perchè non sanno dove sbattere la testa perchè loro non li conoscevano, se non per un talent della Clerici da cui tutto è partito. Ma è come se adesso vincesse Mengoni perchè "è uscito da un talent", per dire....

2) Almeno abbiamo qualcos'altro da ascoltare quando andiamo in Russia, Germania, Stati Uniti o cheneso, Corea o Giappone. Eravamo stanchi di dover mimare "L'Italiano" o di abbozzare quando dicevano "Italiano? Bocelli!"

3) Per la  piega che ha preso l'Eurofestival, con questi tre qui spacchiamo di brutto. Lo faceva già intuire lo sfondo "Versace" collezione roma rinascimentale che passava dietro di loro mentre cantavano. Sarà il trionfo dello strakitsch, ma se ci danno dentro riusciamo a convincerli a votarci tutto il blocco slavo. e magari persino quelllo francofono.

Basta, ho esaurito tutta la mia positività. Rimando per il resto al post inca@@ato nero che sicuramente ci regalerà la nostra esperta di VoiceActually Carla Regina, appena si ripiglia dallo choc. 

Per quanto riguarda la serata, mi sento come succede sempre quando finisce Sanremo: alla finale prendo sempre un sacco di appunti perchè mi sembra che succedano talmente tante cose che non riuscirù mai a scriverle, e poi, una volta proclamato il vincitore, mi ricordo sempre e solo di chi ha vinto. Di norma, per altro, per lamentarmene. 
Ricorderò solo Will Smith: un perfomer fantastico, un grande professionista, tanto professionista da tramutare in risorsa qualunque cavolata dicesse Conti. Persino quando gli ha detto di fingere di essere  compagno delle elementari, persino quando citava a casaccio i suoi percorsi di rapper. Un grande: si vede che c'è del mestiere li, e che di presentatori co...oni in giro per il mondo ne ha conosciuti parecchi.
E ricorderò Giorgio Panariello: che ha interpretato la serata finale di Sanremo così come doveva essere: ridiamo, sfottiamo il capitano della nave, diciamo "piove Governo ladro" un po' ma non abbastanza da far arrabbiare troppo qualcuno che sono tutti li che ci guardano. Leggera, ma che non parlasse solo di sutpidaggini, sennò quelli impegnati si lagnano. Il risultato è stato la seconda performance, dopo Luca e Paolo, in cui mi sono divertita (e, si, poi vado a confessarmi per il peccato).

Infine, sento la necessità di giudicare i conduttori, che alla fine mi hanno portato fino in fondo a questa settimana senza danni. (So che il divano non sarà, mediamente, d'accordo con me: però scrivo io qui, quindi esercito il mio potere :-)).

Arisa: 8. E' meravigliosamente candida, sta nei tempi, è di un ocaggine cosi naturale da fare tenerezza. Praticamente il tenerone, di driveiniana memoria. La gag dell'anestetico, uscita fuori da chissà quale droga fornita dal "medico del Festival" è uno dei momenti migliori della kermesse.
Emma: 8. Un inno alla terronaggine. la riscossa del "pane e salame", l'incarnazione del "scarpe grosse e cervello fino" che non si vergogna di quello che è, ma nemmeno lo esibisce. Si vede che ha anni di allenamento per difendersi dagli snob, e questa me l'ha resa supersimpatica.

Carlo Conti: organizzazione 10, lato umano 3: media 7. 
Dal punto di vista pratico e organizzativo, Carlo Conti è stato strepitoso: una straordinaria capacità di "tenere a bada" le persone, di lasciarle libere e controllarle allo stesso tempo, di trovare un elemento che piacesse a tutti i potenziali ascoltatori, dal teenager al novantenne, abbastanza tempo da far contento uno e non far scappare l'altro. In questo modo è riuscito a tenere insieme i sedici figli e Conchita Wurst, la canzone contro l'omofobia e il matrimonio da record. Ragazzi, potete avere qualunque opinione di quest'uomo (e io l'avevo pessima) ma è una macchina perfetta per le organizzazioni complesse. E ora, finalmente, capisco la sua longevità artistica a dispetto della sua faccia e dei suoi modi.
Quello che ho trovato terribile è che, in questi giorni, ho capito che lui è davvero un po' razzista e bacchettone: non in maniera smaccata, ma all'italiana. Quelle battute - reiterate - sul "lui è più nero di me" o le continue precisazioni sul fatto che aveva una moglie, che la drag queen si chiamava Tom e che la famiglia e una e regolare, mi hanno fatto sottilmente rabbrividire. 
Però ho dovuto ammettere che alla fine i neri, le drag, i matrimoni gay e le canzoni sull'identità sessuale ce le ha portate lui al festival, e quindi è consapevole del fatto che esistano, anche se non sono il suo genere, e che sono parte della società. Questo per ora mi basta, percchè io volevo solo poter guardare, in pace, Sanremo. 

(non aspettatevi, per ora, grassetti fotografie e altra paccottiglia: sto andando in gita. Però entro stanotte vi metto questo post perfettamente in ordine. Grazie per la pazienza...) 




sabato 14 febbraio 2015

Quando il gioco si fa duro, il duro tira fuori "Tale e quale"

Alla fine, dopo tanto cancan, è finalmente cominciata la gara vera.
La penultima serata del festival ha cominciato a distribuire premi e escludere persone. E' finito il momento della passerella, del far contenti tutti, del non disturbare il moige e il pubblico: mo' si fa sul serio, e le gare non sono un po' fittizie e un po' volemose bene,ma robetta in cui c'è chi vince e c'è chi perde. 

Nella sezione del "chi vince" possiamo mettere Giovanni Caccamo, il vincitore delle Nuove Proposte. Il bel pennellone 24enne sicliano (stava una spanna sopra tutti) ha vinto la sezione tra le polemiche, ma è anche l'autore del brano più osannato del festival: quello di Malika Ayane. Difficile perciò dire se sia un bluff o un cantautore sottostimato. 

Nella sezione del "chi perde" stanno invece in quattro: i quattro eliminati dalla sezione dei big. Lara Fabian, malgrado la sua fama, ci era destinata: troppo sconosciuta e troppo ragazza per essere votata al televoto. Ci poteva stare per Biggio e Mandelli, che in fondo non avevano una vera canzone, ci può stare anche per Anna Tatangelo, che non è una che smuova le masse. Ma il dispiacere più forte è per Raf, alla sua rentrée sanremese dopo 24 anni. Già aveva quella faccetta sofferente, poi la laringite gli "ammazza" la cover del giovedì, lui che posta su facebook le sue medicine, la suspence del "tornerà o non tornerà?" l'esibizione tardissimo, per ultimo.. Uno sforzo immane, che non gli è valsa l'ammissione alla finale. Così Raf è diventato l'eroe sanremese caduto sul campo. 

Ora siamo tutti terrorizzati: sul podio rischiano gravemente di arrivare i tre tenorini (ma che nome è, Il Volo, per una band?), più ancora di Moreno o Lorenzo Fragola.  La Malika tanto evocata spero possa essere tra loro, ma temo da matti che non succeda: a deciderlo sarà alla fine il nuovo sistema di voto, che vede tre giurie diverse quasi alla pari: la gente col televoto, la giuria demoscopica e quella di qualità. Chissà quali risultati darà.

Il capitolo ospiti ha visto l'ingresso di Tale e Quale show nella routine di Sanremo: Gabrielle Cirilli, quello delle "mission impossibles" di quello strampalato programma è stato uno dei superospiti: una esibizione simpatica, senza sugo, con un selfie e un po' di ironia nei confronti del fintamente adorato conduttore. Massi, si lasciava passare. Meglio Virginia Raffaele, alias Ornella Vanoni. 
Passa senza danni Antonio Conte con le sue magliette (65, come gli anni di Sanremo, a Conti, mentre un bel 10 alle ragazze) e fa tenerezza Sammy Basso, il 19enne affetto da una malattia che l'ha condannato all'invecchiamento precoce. National Geografic ci ha fatto su un documentario a puntate stupendo e divertente, se vi capita di vederlo perdeteci n po' di tempo, magari proprio nella puntata in cui, a Roswill, fa finta di fare l'alieno... come ha fatto sul palco dell'Ariston, dando una scossa al "Sanremo normale,  come hanno detto Luca e Paolo". 

Fenomenologia dei giovani sanremesi


Big Jim Jo' Caccamo.
E così Giovanni Caccamo da Catania ce l'ha fatta. Vittoria annunciata, per chi ha un minimo di occhio clinico sanremese: produce Caterina Caselli, benedice Franco Battiato, il suo disco occhieggia già da giovedì insieme a quelli di ben più blasonati big dagli scaffali degli ipermercati; tutti segnali che l'operazione non nasce dal niente. Al netto, poi, che lui sia un buon musicista e cantante e, cosa che non guasta, sia pure la risposta etnea al ben più famoso (per il momento) Ken della Barbie, con quel tocco di androgino che fa tanto Mengoni e dunque piace.
Ma vincere Sanremo Giovani non è ovviamente garanzia di successo, anzi; le vittorie in questa categoria si dividono sostanzialmente in tre qualità, da che esiste questa "sezione", creata in seno al festival del 1984.
La prima delle tre qualità è quella della vittoria per "manifesta inferiorità di tutti gli altri".
E' il caso della Pausini nel '93; di Bocelli nel '94. Riandando indietro nel tempo, di Masini nel '90 o di Ramazzotti nell'84, o spostandosi invece più avanti, della vittoria di Arisa nel 2008. Talenti così cristallini, ancorché grezzi, che il discorso non si pone neanche, vincono e basta, sono già oltre, anche mentre sono ancora lì a stringere in pugno il leoncino rampante appena messogli tra le mani dall'assessore di turno.
Una lacrima sul viso della Pausini
La seconda categoria sono i vincitori che "se lo meritano, però…" quelli che non rubano niente ad arrivare primi, ma magari lo fanno tra altri parimenti meritevoli, o magari ce la fanno sull'onda di una simpatia della critica che poi va verificata al cambio della popolarità e del ritorno discografico. Di questa categoria citerei i Neri Per Caso del '95 (bravissimi, per carità… ma chi ha comprato il loro secondo disco, esaurito l'effetto novità?), oppure Raphael Gualazzi, (bravissimo, per carità… ma chi se lo compra un cd intero?), oppure Antonio Maggio nel 2013, Fabrizio Moro nel 2006, i Sonhora del 2007 e - lo metto dentro qui - del Caccamo di quest'anno; tutta gente che prevale anche (ma non solo) per l'importanza del progetto discografico che gli sta alle spalle e che alla fin fine, non si sa come, riesce ad avere la meglio persino sugli incerti del televoto e delle giurie di qualità. Poi però si passa ai dischi e ai concerti e li, è decisamente un'altra storia; c'è chi si costruisce un'onesta carriera, anche con fatica (vedi Zarrillo, vincente del preistorico '87) e chi si ferma. Tragico in questo senso l'epilogo della carriera dei gloriosi Collage, già secondi a Sanremo '77 e nell'84 relegati (ed eliminati) nella categoria giovani.
Infine, c'è la categoria dei "bravi e belli per una notte", quelli che passavano di lì e vincono.
I Future, vincenti nell'89 e scartati nel '90
Qui l'elenco è lungo e divertente: epic-fail collettivo l'87 dei Future, con la loro immemorabile "Briciole di pane"… furono talmente carneadi che nel festival dell'anno successivo, pur avendone diritto in forza del regolamento, non vennero ammessi tra i big. Seguì battaglia legale. Altre esperienze da brivido furono le vittorie dei Jalisse nel '97 e della Minetti nel '98: entrambi i casi figliano da regolamenti lisergici. Nel '97 vigeva la regola che i giovani finalisti di categoria nell'anno precedente, potevano contendersi un posto tra i big dell'anno dopo, mediante sfida
preliminare durante le prime serate del festival. Una volta ammessi tra i big, poteva poi succedere di tutto, come appunto successe con la vittoria dei Jalisse. Nel '98 i legislatori rivieraschi s'inventarono un'altra genialata, che definirei "Minettellum": il vincitore dei giovani del venerdì, il sabato poteva gareggiare a pieno titolo tra i big; risultato (molto politicamente corretto), vinse la Minetti.
In altri edizioni invece, ci si mosse in segno esattamente contrario, cioè si fece di tutto per oscurare la vittoria del giovane di turno.
Alessandro Casillo vince tra i Giovani nel 2012
E' il caso del 2005, quando la gara era spezzettata in categorie (uomini, donne, classic, gruppi, giovani) e al termine di un girone eliminatorio dalle tinte dantesche (per i telespettatori) si individuò un unico vincitore, a discapito dei vincenti delle varie categorie, e dunque Laura Bono di Arcisate sfiorò solo l'ingresso  nell'albo d'oro junior del festival e ripiombò poco dopo nell'anonimato discografico.
Poi c'è tutto il capitolo Sanremo 2.0, quello in balìa dei televotanti irrefrenabili; una volta c'era la schedina Totip per votare, e impresari discografici senza scrupoli che ne giocavano a milioni per sostenere i propri assistiti; oggi col televoto e le orde di ragazzini con l'abbonamento "no limits", tutto è più difficile, anche concepire la vittoria di gente come Alessandro Casillo o Tony Maiello, che - a loro parziale discolpa - possono però dire di essere le risposte commerciali italiane a Justin Bieber & C. e dunque discograficamente molto forti, sia pur per un periodo limitato di tempo.
Un CD del '96 con dentro tante belle speranze...
D'altra parte, maneggiare giovani talenti è rischioso, ci vuole tempo e anche un pizzico di rispetto; lo sapeva bene Pippo Baudo che per selezionarli creò, tra '94 e '96, una bella manifestazione a sé stante, celebrata in riviera nel novembre precedente al festival… un girone eliminatorio dal sapore vagamente "talent", in forte anticipo sui tempi. Era un'occasione in più per pensare sul da farsi… e fu così che in quegli anni transitarono dai "Giovani" gente come Grignani, Silvestri, Fabi, Baroni, Consoli, Paola&Chiara, Siria, Marina Rei, Caparezza, Silvia Salemi, Massimo Di Cataldo, Irene Grandi. devo continuare?

Sanremo 2015. La Conferenza Stampa di Sabato 14 febbraio.
Il riassunto per niente serio.

La Conferenza stampa di questa mattina toccherà sicuramente gli argomenti trattati nella serata di ieri. Dal vincitore assoluto (ha stranamente vinto tutto, nemmeno il migliore dei raccomandati) delle Nuove Proposte, Giovanni Caccamo, agli eliminati del girone big, che hanno così abbandonato definitivamente la gara.
In attesa di conoscere la scaletta definitiva di questa sera, ultima serata.


Abbasso i comici del 1975!

I comici a Sanremo quest'anno faticano a funzionare. Inutile aggrapparsi alla classe '75 del premier Renzi, che di questi tempi sembra andare molto di moda: nel 1975 sono nati anche Alessandro Siani e Angelo Pintus, ovvero i primi due comici che hanno calcato le scene del festival 2015 ed entrambi ne sono discesi con le ossa rotte. Siani, che in molti (forse troppi) paragonano a Troisi, è un caratterista di forte presa sotto il Trasimeno, ma in riviera ha dimostrato di avere un repertorio da stand-up comedian ancora  poco solido, un insieme di battute e atteggiamenti posturali vecchi (sembrava a tratti il glorioso Beppe Grillo del Festival '89) con una gag finale sul bambino grassoccio che ha fatto rovinare in un attimo il già fragile castello di carte. Tanto che Carlo Conti ha cercato di medicare la gaffe mentre ancora in sala stampa ticchettavano le tastiere dei giornalisti che la stavano stigmatizzando e lo stesso Siani con il bambino scattava selfie riparatori in camerino: l'abbronzatissimo conduttore annunciava la devoluzione in beneficenza a due ospedali per bambini del cachet del malaccorto entertainer.

La sera dopo non è andata molto meglio a Pintus, prossimo alla conduzione del redivivo "Karaoke", che ha esordito con gaffe, dichiarando più o meno "voi non sapete chi io sia, ma i vostri figli si". E poi via con un repertorio tra il rumorismo e Gigi Sabani, passando per la gag "italiani vs francesi" che avrebbe inorgoglito Gino Bramieri, negli anni in cui al festival non era in gara la Zilli, ma direttamente Mina.
Il festival del resto non è nuovo a infelici partecipazioni comiche: volendo tralasciare gli anni in cui la conduzione è stata improvvidamente appaltata a un comico (vedi Panariello nel '96, oppure Chiambretti nel 2008), nell'elenco degli infortuni spiccano le contestazioni a scena aperta rivolta al buon Maurizio Crozza, colpevole nel 2013 di fare ironie sul cadente regime berlusconiano, per rintuzzare le quali, col comico quasi in preda a una crisi di panico, dovette salire sul palco a rabbonire il pubblico in subbuglio lo stesso Fabio Fazio.
Nel 2002, Benigni rischiò la contestazione a suon di uova marce annunciata da Giuliano Ferrara del Foglio; la tensione crebbe parecchio, ma il premio Oscar riuscì a sminare le polemiche facendo un intervento a bassa intensità politica che deluse i più animosi e fece proclamare nientemeno che al presidente del Senato Schifani che "Dovrebbe essere sempre così: finalmente satira vera, irridente ma non fastidiosa"… insomma, non parlò di Berlusconi. Volendo fare un piccolo salto all'indietro, ecco invece che ci imbattiamo in veri casi nazionali: chi non ricorda il Grillo che dal palco dell'89 anticipava di qualche anno il clima di Tangentopoli, accusando i Socialisti di essersi rubati anche l'ora legale piuttosto che, l'anno prima, il Trio Marchesini Solenghi Lopez sollevare un vespaio di polemiche con il loro siparietto su San Remo (con tanto di remo in mano) che giudicava i cantanti buoni e quelli cattivi, parafrasando le letture della messa con i testi delle canzoni in gara?
Interrogazioni in parlamento fioccarono come neanche ai tempi del terrorismo e profondo turbamento scosse l'Italia cattolica che trovava più di cattivo gusto una battuta del trio piuttosto che le reiterate esibizioni di AlBano e Romina Power… Così è se vi pare, ma del resto la religione è stata sempre croce e delizia del festival: Benigni (ancora lui!) nel 1980 limonò duro con la sua fidanzata dell'epoca Olimpia Carlisi e poi apostrofò il pontefice con un "Woitilaccio" che adesso farebbe sorridere anche un'educanda.
Nella serata di mercoledì' del Festival 2015, ecco rispolverati Luca&Paolo, i Dioscuri che hanno miracolato il festival di Morandi di quattro anni fa e anche in questa edizione contiana, con il collaudassimo escamotage della canzone, hanno messo alla berlina lo showbiz, Sanremo compreso. Ma per evitare polemiche, il pezzo dedicato alla coppia gay è stato infilato in scaletta dopo la mezzanotte, quando cioè i 14 figli Anania, e probabilmente anche i loro genitori, dormivano da un pezzo il sonno dei giusti e non hanno corso il rischio di turbarsi la coscienza. Insomma, a Sanremo la polemica scatta purchessia; l'unico modo per evitarla e andare in onda quando la guardia è più bassa. Ma nonostante ogni accorgimento, anche nella serata di venerdì non s'è potuto evitare il crash con Gabriele Cirilli, che si è giocato in pochi minuti quasi tutto il repertorio per forare il permafrost della platea… senza ovviamente riuscirci.

Sanremo, del resto, è lo specchio dell'Italia, quella stessa Italia che nel 1972 trovava scandaloso (e irriverentemente ironico) che il comico di turno, il geniale Paolo Villaggio in una libera rielaborazione del suo professor Krantz, apostrofasse grevemente e insolentisse le vecchie baronesse impellicciate, assise tronfiamente nelle prime file del casinò. Per molto meno oggi, al tempo di twitter, si è costretti a devolvere il cachet in beneficenza.


Sanremo 2015.
Gli ascolti della quarta serata.

Una lunghissima e interminabile seratona, quella di ieri sera, che ha proclamato il vincitore assoluto tra le Nuove proposte, e a fine serata eliminato definitivamente quattro dei venti cantanti in gara. Tra questi, la Tatangelo che è finalmente stata liberata, così come richiedeva nella sua canzone.
Ma vediamo gli ascolti.


La quarta puntata del Festival di Sanremo 2015 ha registrato nella prima parte un ascolto di 12.021.000 telespettatori, con uno share del 46,28%. La seconda parte della puntata ha registrato 6.253.000 telespettatori, share del 53,50%.
Media complessiva di 9.857.000 telespetatori, pari al 47,82% di share.

Per chiarire meglio:

Prima parte: 12.021.000 di telespettatori e 46,28% di share
Seconda parte: 6.253.000 di telespettatori e 53,50% di share
Media Prima Serata: 9.857.000 telespettatori e 47,82% di share



Qui, gli ascolti della quarta puntata dello scorso anno.

venerdì 13 febbraio 2015

Non è bello ciò che è bello, ma è voce ciò che è voce

(di Carla Regina, @voice_actually)


Diciamocelo, io Sanremo lo guardo sempre.
E lo guardo soprattutto per le canzoni.
Si , il vestito-il trucco-gli ospiti mi interessano, ma quello che mi interessa di più è la canzone, la voce, la musica, la performance degli artisti.
Sara` deformazione personale, ma su certe cose non transigo.

Quindi, ecco, di getto, le mie impressioni personali su ciò che ho visto e sentito fino ad ora.
Su Malika, proprio niente da dire : la voce è bella, particolare , un po' una Callas moderna, non ortodossa, non comune. L' impostazione classica del coro di bimbi della Scala si sente, c'è un certo porgere il suono in maniera mai sciatta,  raffinata ma non artefatta. Intensa.
Insomma una che sa cosa sta facendo, con la voce, con il viso, con le mani, voce e corpo in sintonia. Perchè la voce, non dimentichiamocelo, è attaccata al resto del tuo corpo.
E se tu canti, ma il resto del tuo corpo, viso, arti, torso, tradisce un disinteresse, una paura, una non preparazione, allora, per me, sei meno riuscito.
Lei no. C'è. Anche quando la canzone non è un capolavoro, lei c'è. Tutte le volte.

A proposito di esserci: qui mi sento di spezzare una lancia a favore di Anna Tatangelo.
Le canzoni che le fanno cantare non le fanno quasi mai giustizia ( esattamente come il suo truccatore), ma non si puo` negare che la voce è bella, a posto, sempre intonata e anche estesa.
Acuti a posto, colore piacevole. Mi piacerebbe sentirla,  lontano dall' effetto mediatico e "Gigi-atico", in qualcos' altro per poi dirvi : "Ve l'avevo detto!"

Spezzo una lancia anche a favore di Mauro/Platinette.
Il testo è bellissimo, la canzone raffinata, e lui un interprete vero, sentito, e con una voce credibile e presente. La prossima volta speriamo di sentire di più da lui, magari in un' altra tonalità: che se ti scrivono le cose un tono sotto rispetto a dove normalmente dovresti stare comodo cantando, fai una fatica boia e la gente non capisce che, sotto il trash, c'è un interprete...

Passiamo poi a quelli "con l'effetto" come si chiamano in gergo: quelli con il singhiozzetto incorporato, lo sfiatamento fine a se stesso, l'effetto roco ogni due per tre che le corde vocali non riescono ad addursi e non ne possono più, il suono acuto preso da sotto con la rincorsa ( effetto scivolo al contrario). Quelli con l'acuto bombastico, il vibrato caprino, la ricerca del " somiglia a ...".
A questi io oppongo un deciso e netto: " No".
La voce è uno strumento delicato, esprime la propria personalità la propria anima.

Se sei clone, sei sei manierato, se sei alla ricerca dell'effetto che fa colpo, il risultato è che tra 10 anni la tua voce farà i bagagli e andrà via, e così tutto il tuo pubblico ( perchè, gente, il pubblico è meno capra di quanto si pensi, magari lo puoi ingannare per un po' ma quando meno te lo aspetti ti annusa e ti sgama), allora grazie, non fai per me. In questa categoria  quest'anno metto la Zilli, un po` la Artzei, e in parte anche Antonacci quando canta Pino Daniele.
Perchè ti prego, Biagio, finisci le frasi della stupenda canzone che è "Quando". Non farmi il sospirato/cantato/spezzato delle ultime parole ogni santa volta, che lì la mia emozione lascia il posto al rigore talebano che mi abita e  mi diventi fastidioso come, chessò, il Volo.

Ah, il Volo.
Sul Volo e simili, il concetto da esprimere sarebbe più ampio, ma è così ampio da meritarsi un altro articolo. Il cui titolo sarebbe: "Non è tutto oro ciò che luccica" , e come vedete oggi sono signora, perchè chi mi conosce bene sul Divano sa con quanta virulenza mi oppongo alla mistificazione, alla strumentalizzazione e alla commercializzazione fuorviante dell'arte del belcanto per il popolo capra (Come pensano loro).

Torno a bomba dicendo che la voce è uno strumento muscolare, fisico, e come tale si usura. E, nella categoria usurati, ecco Lara Fabian, che prometteva grandissime cose e che a furia di sparare acuti a laringe spiegata si è sfilacciata. La canzone è una buona canzone americana che venderà, lei farà il tutto esaurito a Las Vegas che non è male, però, come si suol dire, il fisico non l`accompagna più.

E infine, mi piace pensare che un cantante sia anche un performer, non una voce solamente, che tanto vale mi ascolto un cd. Anche in ambito classico, il mio, preferisco voci meno belle, ma interpreti piu` completi. Per dire: nell`annosa diatriba Tebaldi - Callas, io sono per la Callas.
Nel duello Mariah -Whitney, io con Whitney.

A parte la citata Malika , ecco uno che per me era e rimane nella categoria dei "chi  c@@@z e` ?" : Moreno. Può non piacere il genere, la canzone, il testo: ma la grinta, la padronanza, la tenuta di palcoscenico, ecco lì mi intrigo e mi chiedo cosa potrà fare, da grande.

Non cito Tiziano (Ferro) e Conchita (Wurst) perchè, anche quello, è un altro articolo. Non parlo della televisione e il modo di fare televisione, perche`, anche quello e` un articolo. Quindi: ci vediamo stasera!

Carla Regina
Carla@voice_actually

Sanremo 2015. La Conferenza Stampa di Venerdì 13 febbraio.
Il riassunto per niente serio.

Alle 12.00 è prevista la conferenza stampa, per commentare gli esiti della terza puntata di Sanremo 2015, che ha visto l’esibizione (e l’eliminazione di due) del secondo gruppo dei giovani, e la gara tra i big con le cover riarrangiate.
Gara vinta da Nek con “Se telefonando”



Sanremo 2015.
Gli ascolti della terza serata.

Ammetterò che ieri sera ho fatto affidamento al palinsesto alternativo a Sanremo 2015, che mi ha salvato la vita. Ho deciso di saltare la serata delle cover - vinta da Nek con "Se telefonando" - e affidarmi ad altro. Ma vediamo insieme qual è stato l'andamento di questa terza serata.

Il Festival di Sanremo 2015 ha registrato nella prima parte un ascolto di 12.359.000 telespettatori, con uno share del 47,87%. La seconda parte della puntata ha registrato 6.519.0000 telespettatori, share del 58,12%.
Media complessiva di 10.586.000 telespetatori, pari al 49,51% di share.

Per chiarire meglio:

Prima parte: 12.359.000 di telespettatori e 47,87% di share
Seconda parte: 6.519.0000 di telespettatori e 58,12% di share
Media Prima Serata: 10.586.000 telespettatori e 49,51% di share

Qui, gli ascolti della terza serata, dello scorso anno.

Arridatece Luca e Paolo

Stava per trasformarsi nella seconda serata noiosissima, la terza serata di Sanremo 2015.

Una intera scaletta di successi storici della canzone italiana massacrata dai concorrenti big che, tra la voglia di strafare e un audio dubbio sul palco, facevano mediamente scempio di evergreen come "Rose Rosse" o "Ancora", o si limitavano a fare un compitino ben fatto ma senza cuore, nella speranza di "Non finire al pressure" come si direbbe a Masterchef, che andava in onda nelle stesse ore.

IL FOTORACCONTO DELLA TERZA SERATA

Ospiti "straordinari e unici" che in realtà erano appena passati su Raitre: come Samantha Cristoforetti, che era stata anticipata maliziosamente da "CheTempoCheFa" due giorni prima, ma che si è rivelata comunque simpatica e molto comunicativa e si merita, al ritorno, una bella trasmissione di divulgazione scientifica. 

La solita, annosa questione dei reggiseni, un dramma a quanto pare irrisolto tra i camerini del festival - visto che a turno qualcuna si presenta senza, in situazioni veramente pericolose - e un vestito she sembrava addirittura Viola (Malika Ayane, vero che era grigio nebbia di Milano e non violetto, il bel vestito di Albino che portavi ieri sera?) facevano inoltre tremare anche la parte glamour della serata, oltre al misterioso anestetico dato dal "Dottore di Sanremo" ad Arisa, rendendola una simpatica straparlona. 

In questa prospettiva densa di nubi nere sul futuro, però, improvvisamente si è aperto uno spiraglio: come un raggio di sole inaspettato in un weekend annunciato come piovoso. 

Sono arrivati Luca e Paolo.



E, con una serie di battute fulminanti e una delle loro canzoncine - che erano già state la parte "cult" di Sanremo versione Gianni Morandi in tre minuti hanno steso tutti. 
Usando un argomento, peraltro, che è stato tormentone informale dell'intero festival: la critica del necrologio pubblico - in musica, danza e altra paccottiglia varia -  degli ultimi cantanti defunti. 
Andando a gamba tesa su un argomento "politicamente scorretto",  hanno liberato una decina di milioni di telespettatori e cittadini dall'incantesimo del "volevo un Sanremo Normale" e restituendo l'onore a tutta la categoria dei comici passati su quel palco fino a lì. Sono bastati loro, tornati poi dopo mezzanotte (per forza, il loro secondo sketch era sul matrimonio gay: il che ha definitivamente provato che di queste cose si parla solo dopo i dodici rintocchi canonici) per rimettere a posto non solo la serata, ma l'intera kermesse. (Suggerimento della massaia: non è che gli si può chiedere se sono liberi nel fine settimana?).

Poi, certo, ci sono stati gli Spandau Ballet,  che hanno permesso a Carlo Conti di sentirsi in forma, visto che , con una perfidia che ha sfiorato la cafonaggine, è riuscito a far notare che anche per Tony Hadley "Gli anni sono passati" ma che lui aveva la stessa età e molta meno panza da birra. Poi, c'è stata anche la bellissima Vittoria Puccini impegnata a rendere credibile la sua parte come Oriana Fallaci. Poi ci sono stati i Saint Motel, che dopo la mezzanotte abbiamo scoperto esssere famosi per il brano che li ha lanciati.

Ma a dormire ci siamo andati con un sorriso solo perchè ci sono stati Luca e Paolo: che ci hanno rassicurato sul fatto che se questo Sanremo Nazionalpopolare ancora ci piace non è perchè siamo lobotomizzati. Vogliamo solo assistere, una volta tanto, ad un rito normale che ci unisca tutti su un argomento di cui parlare, anche se ogni tanto noioso.

Normale, poi, relativamente: come giustamente ha sottolineato Paolo, "Alla faccia del festival della Normalità: Il primo giorno hai presentato una famiglia con sedici figli, il secondo giorno la donna barbuta. Cosa possiamo aspettarci nei prossimi giorni?

(Ps: la gara delle cover alla fine l'ha vinta Nek, con una dignitosissima versione di "Se Telefonando". Ma non vi importava, vero?)


Guarda le recensioni di tutte le serate




Sanremo 2015.
Le alternative alla quarta serata.

Uno potrebbe dire <<facile, sei di parte...consigli le alternative a Sanremo, perché il palinsesto lo scrivi tu>>. Io rispondo che ieri sera, durante la serata delle terribili cover, l'alternativa in tv a Sanremo 2015 mi ha salvato la vita. Fate un po' voi...



A tutti voi eccovi le alternative della quarta serata (p.s. i titoli possono variare anche all'ultimo minuto).

VENERDÌ 13

In onda su







21.10 – The Blacklist (serie tv). Prima visione free.
Con James Spader.
Stagione 1
Episodio 19
<<I fratelli Pavlovich>>
Episodio 20 <<Il Kingmaker>>
Episodio 21 <<Berlino>>
Episodio 22 <<Berlino: la conclusione>> Episodio finale di stagione


leggi tutto su Blu-ray & Dvd Italia...

giovedì 12 febbraio 2015

Pino Donaggio, chi era costui? (O dei festival anni '60)

Il premio - non alla carriera, badate bene! - per i cinquant’anni della sua più famosa canzone, “Io che non vivo (senza te)” è stato consegnato nelle mani del suo ritrosissimo autore e interprete, Pino Donaggio, nel corso della spumeggiante seconda serata del Festival di Carlo Conti. Senza smentire il suo personaggio, Conti ha avuto l’intuizione - da competente musicofilo - di premiare un genio della musica leggera italiana (e non solo leggera!), ma l’ha fatto poi nel modo più banale, sprecando di fatto l’occasione di fare spettacolo con un personaggio che difficilmente rivedremo in una qualsiasi altra ribalta.

Pino Donaggio è di Venezia e nei primi anni ’60, dopo gli studi al conservatorio, comincia a inanellare una serie di successi festivalieri di gran momento: oltre a “Come sinfonia”, molto nota nella versione di Mina ma non meno bella in quella di Teddy Reno o dello stesso Donaggio, il cantante/compositore di Burano centra l’immaginario collettivo del boom con “Giovane giovane”, in gara nel ’63 per la voce sua e di Cocky Mazzetti, e la decisiva “Io che non vivo” presentata in gara nel 1965, ovviamente snobbata dalle giurie, che le preferiscono “Se piangi se ridi” di Bobby Solo. La canzone è però immediatamente notata da una delle star internazionali presenti a quell’edizione festivaliera, Dusty Springfield, che la lancia sul mercato anglofono con enorme successo, tanto che, sia pure tra i fumi dell’alcool e della droga, la nota e incide persino Elvis Presley.
Sanremo rimane comunque per Donaggio una vera “Casa in cima al mondo” (tanto per citare un altro suo titolo splendido, cantato anche da Mina in un memorabile “Studio Uno”): tra il 1961 e il 1972 partecipa al festival sempre, tranne nel ‘63 e nel ’69: è lui il signore dei festival anni '60. 
Le ultime edizioni - nelle quali gareggia per conto della sua nuova casa discografica, la Carosello - sono coperte dall’oblìo ma ciò nondimeno significative: in particolare quella del 1972, con il brano “Ci sono giorni”, meriterebbe una rapida rivalutazione per l’originalità della canzone.

L’attività da solista di musica leggera va in quegli anni calando: una delle ultime gemme è “La voglia di vivere” del 1973; in quel periodo però Donaggio coltiva e intensifica le sue relazioni nel mondo del cinema, dove col tempo si specializzerà nella composizione di colonne sonore, in particolare per film thriller e horror. Memorabile il suo sodalizio con Brian de Palma, ma nel suo paniere figurano collaborazioni anche con registi più giovani (Joe Dante) e ovviamente anche italiani, come Dario Argento.
Negli ultimi anni torna anche alla TV italiana, scrivendo i commenti sonori per fiction di grande successo come "Don Matteo" che, per certi versi, sempre horror sono.


Sanremo 2015.
Tra i Big e le Nuove Proposte, Amici batte XFactor 6 a 2.

Che Sanremo si ormai una succursale dei talent canori, è argomento di cui ormai si dibatte da una decina d'anni: ormai sono in molti ad essersi aggiudicata, se non una vittoria, almeno un podio. Dallo sciaguratissimo Marco Carta (che vince con una canzone scritta dall’attuale compagno di Laura Pausini), fino all’ “amico” Valerio Scanu (in tutti i laghi in tutti i mari), passando alla superstar Mengoni, e all’osannata Emma Marrone che Sanremo prima lo vince e poi lo conduce senza passare dal via, sono molti gli esempi di carriere fondate sul talent di turno. Anche quest'anno la situazione non è diversa: e se si continua a vociferare (o a gufare) una finale per il vincitore di XFactor 2014, Lorenzo Fragola (per buona pace di chi non lo conosce), la vittoria in termini di partecipazione è già assegnata ad Amici, con 6 concorrenti in gara tra Big e esordienti.
Il problema, però, è che chi non guarda i talent non ha la più pallida idea di chi diavolo siano, questi personaggi catapultati sul parco dell'Ariston.
ma, a questo, ci pensiamo noi.

Sanremo 2015. La Conferenza Stampa di Giovedì 12 febbraio.
Il riassunto per niente serio.

Terza conferenza stampa della settimana per Sanremo 2015. Scopriamo gli esiti della seconda serata di ieri e cosa ci aspetta questa sera.


Sanremo 2015.
Gli ascolti della seconda serata.

Anche la seconda di Sanremo 2015 è passata. Una serata davvero lenta e fin troppo noiosa, rispetto a quella di apertura. L'unica certezza che abbiamo avuto, è che anche se Carlo Conti continua a chiamare Emma, Arisa e Raoul Bova con l'appellativo di co-conduttrici, in realtà fa tutto lui. In 3/4 ore di puntata, le tre appariranno sì e no per 20 minuti complessivi....
Ergo, a che servono se poi Conti se la canta e se la suona da solo?

Intanto, la seconda noiosa serata del Festival di Sanremo 2015 ha registrato nella prima parte un ascolto di 11.013.000 telespettatori, pari al 40,64% di share. La seconda parte ha, invece, registrato un ascolto di 6.518.000 telespettatori, pari al 50,01% di share.
La media complessiva della puntata è di 10.091.000, share del 41,67%.

Per chiarire meglio:
  • Prima parte: 11.013.000 di telespettatori e 40,64% di share
  • Seconda parte: 6.518.000 di telespettatori e 50,01% di share
  • Media Prima Serata: 10.091.000 telespettatori e 41,67% di share

Qui, gli ascolti della seconda serata, dello scorso anno.

La scaletta della Gosparini, terza serata


La scaletta di stasera

Per i Giovani, altra doppia sfida di coppia per Amara, Serena Brancale, Giovanni Caccamo e Rakele.

Solo due passeranno alla semifinale di venerdì.

i big (in ordine alfabetico, grazie "Sorrisi")
Annalisa, Ti sento (Matia Bazar '85)
Bianca Atzei, Ciao Amore Ciao (Luigi Tenco '67 - Sanremo)
Malika Ayane, Vivere (Vasco Rossi '93)
Biggio e Mandelli, E la vita la vita (Cochi e Renato '74)
Alex Britti, Io mi fermo qui (Dik Dik/Donatello '70)
Chiara, Il volto della vita (Caterina Caselli '68)
Dear Jack, Io che amo solo te (Sergio Endrigo '67)
Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi, Alghero (Giuni Russo '86)
Lara Fabian, Sto male (Ornella Vanoni '73)
Lorenzo Fragola, Una città per cantare (Ron '80)
Irene Grandi, Se perdo te (Patty Pravo '68)
Gianluca Grignani, Vedrai Vedrai (Luigi Tenco '65)
Il Volo, Ancora (Edoardo De Crescenzo '82)
Marco Masini, Sarà per te (Francesco Nuti '88 - Sanremo)
Moreno, Una carezza in un pugno (Adriano Celentano '68)
Nek, Se telefonando (Mina '66)
Nesli, Mare mare (Luca Carboni '82)
Raf, Rose rosse (Massimo Ranieri '69)
Anna Tatangelo, Dio come ti amo (Modugno/Cinquetti '66 - Sanremo)
Nina Zilli, Se bruciasse la città (Ranieri '69).


ospiti di stasera:
Luca e Paolo
Spandau Ballet
Saint Motel
il patron della Sampdoria Massimo Ferrero

Sanremo 2015.
Le alternative alla terza serata.

Terza serata di Sanrmeo 2015, quelladedicata alle cover. E se pure questa si annuncia essere anche solo la metà noiosa come quella di ieri sera, ragazzi miei di un'alternativa a Sanremo ne avremo tutti bisogno come il pane.

A tutti voi eccovi le alternative della terza serata.



p.s. i titoli possono variare anche all'ultimo minuto

GIOVEDÌ 12

In onda su
21.05 – The Contract (film – thriller, 2006).
Titolo originale:
The Contract
Con John Cusack, Jamie Anderson (III), Morgan Freeman.
TRAMA: Ray Keene, nonostante sia abituato a trattare con i ragazzi dato che fa l'allenatore di basket e di baseball, da quando due anni prima ha perso la moglie malata di cancro ha difficoltà di rapporto con Chris, il figlio adolescente. Quando il ragazzo viene fermato dalla polizia perché sta fumando uno spinello Ray lo porta con sé a campeggiare nei boschi nel tentativo di riprendere confidenza con lui. Intanto Frank Cordell, un assassino mercenario, viene arrestato dall'FBI mentre sta contrattando l'omicidio di un personaggio importante. Durante il trasporto di Cordell in auto con la scorta di tre agenti federali, i suoi uomini cercano di liberarlo ma l'auto dei federali cade nel fiume e la corrente la spinge lontano. A questo punto entra in gioco Ray che riesce a portare in salvo i tre agenti e Cordell che ritiene suo obbligo riuscire a consegnare alla polizia. Ray, che è stato poliziotto, resta insensibile alle offerte di Cordell che cerca in ogni modo di corromperlo e va dritto per la sua strada. Deve quindi condurre l'uomo attraverso i boschi cercando nello stesso tempo di salvare se stesso e suo figlio dagli uomini di Cordell che lo inseguono senza tregua.


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